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Non è certo politically correct oggi dire di una persona che è disabile perché malata o perché menomata. Ma quando vediamo una persona disabile cosa pensiamo davvero in prima istanza? Qual è la prima cosa che ci viene in mente? Qual è la prima emozione che proviamo o che associamo a ciò che vediamo? Il presente volume prova a dare una risposta a queste domande, anche attraverso alcune ricerche sperimentali tese soprattutto a verificare se quello che un bambino crede della disabilità sia più influenzato dai contenuti dell'educazione e del politically correct o, piuttosto, dal funzionamento di…mehr

Produktbeschreibung
Non è certo politically correct oggi dire di una persona che è disabile perché malata o perché menomata. Ma quando vediamo una persona disabile cosa pensiamo davvero in prima istanza? Qual è la prima cosa che ci viene in mente? Qual è la prima emozione che proviamo o che associamo a ciò che vediamo? Il presente volume prova a dare una risposta a queste domande, anche attraverso alcune ricerche sperimentali tese soprattutto a verificare se quello che un bambino crede della disabilità sia più influenzato dai contenuti dell'educazione e del politically correct o, piuttosto, dal funzionamento di meccanismi cognitivi che si sono originariamente evoluti allo scopo di salvaguardare l'essere umano dal contagio delle malattie e dall'insuccesso riproduttivo. Il lavoro qui presentato costituisce il primo lavoro scientifico completo con un approccio psicologico e, specificatamente, di psicologia cognitiva ai cosiddetti modelli della disabilità. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.