- Sarebbe ancora meglio se lo meditassi.
- Se lo mettessi in pratica e se portasse frutti nella tua vita
- Sarebbe ancora più bello se ti portasse un po' di felicità.
Ecco, lo scopo è questo libro: trovare la felicità! Un po'? Penso che un po' sia troppo poco. Dobbiamo desiderare tanta felicità! Tutta quella che è possibile, e alla fine, o all'inizio1, la felicità eterna, dipende da come la vediamo. Come si diventa felici? Queste sono le parole di Gesù:
«In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?. Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me» (Mt 18,1-5).
Ai tempi di Gesù, i bambini non venivano considerati dagli adulti e non avevano il diritto di esprimere le proprie opinioni. Le loro possibilità di espressione si limitavano a una sola: stare zitti e ascoltare. Potevano fingere di avere una scelta, ma la sostanza non cambiava.
Per Gesù, invece, la situazione è completamente diversa. Il suo insegnamento sorprende gli apostoli, perché mette proprio un bambino davanti a loro come esempio da imitare. Perché un bambino e non un adulto? Perché i bambini possiedono qualità straordinarie:
- La forza di vivere.
- La gioia di vivere.
- La semplicità.
- La sincerità.
- La capacità di recuperare le energie.
- La fiducia.
- La verità.
- La purezza di cuore.
Potremmo elencare molte altre virtù, ma quando Gesù ci invita a diventare come loro non ci sta proponendo una regressione. Non dobbiamo tornare a usare il vasino o a balbettare, sarebbe assurdo e inaccettabile. Siamo adulti e dobbiamo comportarci come tali, ma senza dimenticare che Dio è nostro Padre.
Gesù vuole darci un consiglio prezioso: dobbiamo essere aperti e pronti a imparare, anche dai più piccoli e da chi viene considerato "niente" dalla società. Pensiamo a chi è rifiutato, emarginato, come i lebbrosi ai tempi di Gesù, considerati impuri.
Mi viene in mente un ricordo. Tempo fa andavo spesso a Verona e incontravo un senzatetto con cui mi piaceva parlare. Era un "barbone" solo all'esterno, ma il suo cuore era pieno di saggezza. Una volta mi ha detto una cosa che mi ha colpito profondamente e che spero mi rimanga per sempre:
«Noi barboni siamo la coscienza del mondo... tu pensi che offrendomi 5 euro stai aiutando me? Invece no! Io sto aiutando te, ti do una possibilità di fare il bene. Può essere che questi cinque euro ti aprono il cielo».
Sentendo quello che mi diceva sono rimasto senza parole. Ha toccato la mia coscienza e mi ha aiutato a vedere la vita in modo diverso. Che beato incontro, che beato "barbone"! Subito mi sono venute in mente le parole di Gesù:
«Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6,20).
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