"... Tutta l'opera di questo poeta appartato e schivo, che si muove per segni minimi di realtà e di visione, è come raccolta in un'incertezza prolungata, quasi sospesa (...) fra 'vertigine ed equilibrio', immersione estatica nei suoni del mondo e improvviso ritrarsene come per una sorta di pudore. A volte, pare di sentire la lezione della poesia sbarbariana, dominata anch'essa -com'è noto - dal motivo degli occhi e dello sguardo, dalla perlustrazione ossessiva e desolata di un mondo-deserto (e 'deserto' è termine che ricorre ben tre volte nella nuova raccolta di Quattrone, e in contesti sempre significativi) che si fa metafora della condizione umana, e che genera una sorta di sottile spaesamento, un senso di dolorosa aridità ed estraneità alla vita. Ma il confronto deve fermarsi qui, perché nella poesia di Quattrone non predomina il disincanto, o quel sentimento di desolata perdizione che percorre tutta la poesia di Sbarbaro. Al contrario, il poeta sente che nella vita naturale, nel ciclico trascorrere delle stagioni, è come una forma biologica e celata di sapienza che s'impone al nostro animo con la forza limpida dell'evidenza...". (Dalla prefazione di Giancarlo Pontiggia) Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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