Settembre-novembre 1938: il regime fascista promulga le «leggi razziali» contro la minoranza ebraica. Sottoscritte dalla monarchia, applicate con solerzia dalla pubblica amministrazione, segnano la radicalizzazione del regime e stravolgono la vita di migliaia di italiani, contribuendo al loro sterminio. E tuttavia il significato di quei provvedimenti va oltre il genocidio che ne fu l'esito finale: la loro ragion d'essere riposava nella distruzione delle esistenze civili e sociali, nella stigmatizzazione, nella persecuzione di una parte degli italiani, ai quali venivano revocati i diritti di cittadinanza. Qui si trova il loro cuore pulsante. Un cuore nero e feroce, che questo libro descrive senza indulgenze, senza dare spazio ad alibi (come quello, spesso evocato, delle supposte concessioni al «camerata germanico») o ad attenuanti. Anzi, del razzismo di Stato il libro ricostruisce il progetto politico e i precedenti ideologici, chiarendo, una volta per tutte, che la discriminazione (spesso l'assassinio) di migliaia di donne e uomini indifesi si alimentò della volontaria compartecipazione di un gran numero di corresponsabili. Senza di loro, ben poco si sarebbe potuto fare. E una parte dell'Italia, non solo quella fascista, vi concorse in maniera diretta o indiretta. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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