L'immaginario della decadenza ha spesso ispirato interpreti brillanti; qui ci vengono incontro tre di loro (Anatole France, Alfred de Vigny ed Ernst Jünger), ricchi delle loro illusioni perdute, della loro tenerezza per un mondo che sta già svanendo, ricchi anche dei loro errori, della loro sofferenza, della loro rabbia. Il loro acuto senso di spossessamento ha ispirato le pagine che questo studio illumina, individuando paralleli e variazioni, e restituendo a queste figure di perdita, oblio e caduta la verginità di una prima lettura. L'ideale di una cavalleria estinta, la memoria di un'antica saggezza o il desiderio insurrezionale di una "tabula rasa" alimentano queste rappresentazioni storiche e letterarie, e trovano risonanze costanti e profonde nella filosofia di Giambattista Vico. Chi si riconosce negli aforismi di René Char e nei romanzi di Julien Gracq troverà senza dubbio qui materiale per giustificare l'equivoca promessa di Martin Heidegger: "È come poeta che l'uomo abita la terra".				
				
				
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