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Della morte non si può più parlare. È parte integrante della vita, ne accompagna tutte le fasi ma, per paura, ignoranza o scaramanzia, molti non osano neppure pronunciarne il nome. In questo saggio, che d'improvviso si fa romanzo, senza mai perdere la vocazione poetica, Ottieri analizza le influenze del morire sul vivere, consapevole che una vita intensa non può che contemplare costantemente la propria fine. Chi non sa accostarsi alla morte, mentre vive, non è mai veramente vissuto. Complice una lunga malattia, l'autore si sofferma sull'idea della fine in un confronto impervio e appassionato…mehr

Produktbeschreibung
Della morte non si può più parlare. È parte integrante della vita, ne accompagna tutte le fasi ma, per paura, ignoranza o scaramanzia, molti non osano neppure pronunciarne il nome. In questo saggio, che d'improvviso si fa romanzo, senza mai perdere la vocazione poetica, Ottieri analizza le influenze del morire sul vivere, consapevole che una vita intensa non può che contemplare costantemente la propria fine. Chi non sa accostarsi alla morte, mentre vive, non è mai veramente vissuto. Complice una lunga malattia, l'autore si sofferma sull'idea della fine in un confronto impervio e appassionato con le posizioni della psicoanalisi, della psichiatria, della medicina, ossia della scienza, così impotente nell'orientarsi oltre il perimetro dell'esistenza. Diventa perciò essenziale un dialogo con uomini di religione, filosofi e teologi, partendo da posizioni laiche, ma in rapporto con una dimensione metafisica che rispecchia lo slancio più profondo dell'uomo. Con l'inquietudine intellettuale che l'ha sempre contraddistinto, Ottieri aggiunge un tassello prezioso alla speculazione filosofica sul senso della vita.
Autorenporträt
Ottiero Ottieri nacque a Roma nel 1924. Dopo gli studi letterari si trasferì a Milano. Poeta, romanziere e saggista, fu uno dei primi intellettuali a scrivere dello sviluppo selvaggio dell'industrializzazione e dell'alienazione del mondo operaio. Esordì nel 1954 grazie a una segnalazione di Elio Vittorini. Assunto alla Olivetti, si trasferì a Pozzuoli. Da questa esperienza professionale trasse ispirazione per il suo libro più celebre, Donnarumma all'assalto. Nel 1962 firmò la sceneggiatura del film L'eclisse di Michelangelo Antonioni. L'anno dopo, con La linea gotica, vinse il premio Bagutta. Il tema della depressione guadagnò uno spazio crescente nella sua ricerca letteraria. Nel 1966, con L'irrealtà quotidiana, ottenne il premio Viareggio. Negli anni successivi fu finalista al premio Campiello e, per due volte, al premio Strega. È morto a Milano nel 2002. Le sue opere sono in corso di pubblicazione nel catalogo di Utopia.