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"Tra le parole che il fascismo abolì e che noi vorremmo ora riporre in grande onore c'è anche la parola forse". Naturalmente, col termine "fascismo", Pancrazi - critico letterario, osservatore di costume, commentatore di idee riassumeva tutti gli stili da regime, contro cui si scontrava la sua opera, di liberale, per l'affermazione della libertà. E sono gli stili da regime come si andavano già ripresentando negli anni Quaranta (l'intolleranza, la professione di idee che diventa propaganda, lo stato interventista in questioni culturali, l'ipocrisia moderatista, la critica letteraria retorica e…mehr

Produktbeschreibung
"Tra le parole che il fascismo abolì e che noi vorremmo ora riporre in grande onore c'è anche la parola forse". Naturalmente, col termine "fascismo", Pancrazi - critico letterario, osservatore di costume, commentatore di idee riassumeva tutti gli stili da regime, contro cui si scontrava la sua opera, di liberale, per l'affermazione della libertà. E sono gli stili da regime come si andavano già ripresentando negli anni Quaranta (l'intolleranza, la professione di idee che diventa propaganda, lo stato interventista in questioni culturali, l'ipocrisia moderatista, la critica letteraria retorica e fine a se stessa), l'obiettivo della paziente e acuta profondità di questi scritti pieni di "forse". Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
Autorenporträt
Pietro Pancrazi (1893-1952) nasce a Cortona da una locale famiglia aristocratica. Dopo la laurea in giurisprudenza, inizia a collaborare con importanti riviste di critica letteraria e quotidiani, attività di cui ben presto farà un mestiere, finendo con lo scrivere per La voce letteraria, Pegaso (di cui sarà anche redattore capo), Pan e, soprattutto, Il Corriere della Sera. Dopo aver prestato servizio al fronte nella Prima Guerra Mondiale, diventa uno dei maggiori critici letterari dell'epoca, scrivendo anche le prime opere narrative originali. La sua fama sarà tale che, dopo aver preso parte alla guerra partigiana del 1943-1945, sarà consultato dall'Assemblea costituente per rendere in bella forma la stessa Costituzione Italiana. Negli ultimi anni di vita è anche socio dell'Accademia dei Lincei e della Crusca. Al di là della febbrile produzione critica, Pancrazi è stato autore di opere come "L'Esopo moderno" (1930), "Donne e buoi dei paesi tuoi" (1934) e "La piccola patria" (1946).