Al congresso socialista di Livorno del 1921 il patriarca del riformismo italiano Filippo Turati partecipa nelle vesti dell¿imputato principale. Quando la maggioranza dei delegati si rifiuta di espellerlo dal PSI assieme ai suoi compagni, come pretende la neonata Terza Internazionale, i delegati comunisti abbandonano i lavori per dare vita al loro partito. Durante quel congresso Turati, nel suo memorabile discorso, non si limita a difendere la sua concezione del socialismo ma, rivolto ai seguaci di Lenin, si concede una profezia: ¿Quando avrete fatto il partito comunistä se vorrete fare qualcosa che sia rivoluzionaria davvero, che rimanga come elemento di civiltà nuova, voi sarete forzati a vostro dispetto, ma dopo ci verrete, perché siete onesti, con convinzione, a percorrere concretamente la nostra via, a percorrere la via dei socialtraditori.¿ A un secolo di distanza da quegli eventi Paolo Franchi, con l¿accuratezza dello storico e il piglio del giornalista, parte da questa ¿profezia da Barbanerä, come la definisce lo stesso Turati, per ricostruire se, quanto e come essa si sia avverata. Dal Togliatti della svolta di Salerno e del ¿partito nuovo¿ al Berlinguer del compromesso storico, fino alle conseguenze del pensiero turatiano sulla sinistra postcomunista, Franchi giunge a conclusioni inattese e fondamentali per comprendere la traiettoria e il presente della sinistra italiana. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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