Genere fra i più apprezzati dalla committenza bolognese, la pittura di paesaggio ha fra i suoi maggiori interpreti Giacomo Savini (1768-1842). Formatosi presso Vincenzo Martinelli (1737-1807) - secondo Luigi Crespi, "il più valente paesista, che si trovi in Bologna" e in grado di competere con i migliori d'Italia (1769) - Savini si allontana dalla concezione del paesaggio come locus amoenus, ispirato alla poesia d'Arcadia. Attraverso le prime esperienze di pittura en plein air e soprattutto, rinverdendo la tradizione felsinea di un insistito studio dal "vivo", testimoniato da una vastissima produzione grafica, l'adesione alla natura gli consentirà sempre più pacate e attente "riprese" dei luoghi del territorio: borghi, pievi, colline, con la loro vita quotidiana. Nel volume viene pubblicato un nucleo di oltre 140 suoi disegni inediti (Bologna, Fondazione Opera Pia Davia Bargellini); se ne indaga inoltre l'attività, ponendola a confronto con quella del maestro, grazie ai numerosi oli e tempere di entrambi, conservati presso il Museo Davia Bargellini, ove è confluita la quadreria della famiglia senatoria bolognese. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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