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Alla fine del XIX secolo, il pensiero nazionalista si intrecciò con l'idea di guerra e di repressione, modellando un 'noi' compatto contrapposto a un 'loro' da combattere e legittimando società gerarchiche, militarizzate e profondamente razziste. Questo nesso spiega tanto la brutalità della Prima guerra mondiale quanto l'ascesa dei regimi fascisti. La guerra, prima di essere combattuta, era già stata narrata, alimentando paure, paranoie e fantasie di potenza. Francesco Casales ricostruisce come, tra il 1870 e il 1914, i romanzi d'invasione - veri e propri best-seller internazionali da migliaia…mehr

Produktbeschreibung
Alla fine del XIX secolo, il pensiero nazionalista si intrecciò con l'idea di guerra e di repressione, modellando un 'noi' compatto contrapposto a un 'loro' da combattere e legittimando società gerarchiche, militarizzate e profondamente razziste. Questo nesso spiega tanto la brutalità della Prima guerra mondiale quanto l'ascesa dei regimi fascisti. La guerra, prima di essere combattuta, era già stata narrata, alimentando paure, paranoie e fantasie di potenza. Francesco Casales ricostruisce come, tra il 1870 e il 1914, i romanzi d'invasione - veri e propri best-seller internazionali da migliaia di copie - si siano trasformati in potenti strumenti di propaganda, capaci di plasmare l'immaginario collettivo e di influenzare le politiche militari e sociali di molti paesi europei. La creazione costante di una minaccia esterna servì così a giustificare l'esigenza di un ordine politico repressivo e autoritario, fondato sull'idea di una superiorità razziale e culturale da difendere a ogni costo.