«Nell¿epoca della sua riproducibilità tecnica», sembra ormai scontato che l¿arte abbia perso gli attributi di unicità e irripetibilità che la rendevano tale. Ma davvero alla tesi di Benjamin non può che corrispondere un¿opera d¿arte seriale, non specifica? Massimo Donà afferma di no, e per dimostrarlo volge lo sguardo al Dada, una delle più eversive e provocatorie avanguardie europee, ripercorrendone la storia e tracciandone una tradizione che va dall¿estetica hegeliana all¿opera del maledetto Rimbaud e del truce Lautréamont, fino alla ¿poesia in negativo¿ di Laforgue e alla patafisica di Jarry. Il viaggio nell¿epopea dadaista si conclude con la tappa del dadaismo italiano, rappresentato dall¿esperienza estrema, a tratti sofferta e sicuramente ¿dadä, dell¿artista-filosofo Julius Evola, il ¿Barone¿. Proprio come il Dada, anche l¿arte contemporanea è più complessa e radicale di quanto siamo soliti credere; e, contro ogni facile discorso sulla serializzazione, sembra aver scoperto nell¿unicità dell¿esperienza il suo paradossale senso originario. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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