Il testo esamina la piazza del Mercato di Napoli nel XVII secolo, un luogo di grande importanza storica e sociale, noto per essere stato il teatro di eventi significativi come l'esecuzione di Corradino di Svevia nel 1268. La piazza, originariamente un campo aperto chiamato "campo del Moricino", fu integrata nel perimetro urbano durante l'espansione angioina. Nel tempo, divenne un centro vitale per il commercio e la vita quotidiana, ospitando mercati settimanali e numerose attività artigianali. La descrizione dettagliata del mercato include la varietà di merci vendute, dalle granaglie ai tessuti, e l'atmosfera vivace e caotica che caratterizzava i giorni di mercato. La piazza era circondata da edifici e vicoli che riflettevano la stratificazione sociale e le attività economiche dell'epoca. Tra questi, la casa di Masaniello, figura centrale della rivolta napoletana del 1647, si affacciava sulla piazza, simbolo della sua connessione con il popolo e il suo ruolo di transizione. La narrazione sottolinea anche le difficoltà dell'amministrazione della giustizia e le disuguaglianze sociali, evidenziate dalla presenza di strumenti di tortura e dall'uso del diritto d'asilo nelle chiese. La piazza del Mercato, con la sua complessità sociale e storica, rappresenta un microcosmo della Napoli del XVII secolo, un luogo dove si intrecciano storie di potere, ribellione e vita quotidiana.
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