Come viene concepita al giorno d'oggi la disabilità? Siamo veramente "salvi" dalla visione meramente biomedica? E la sessualità? Se anche la OMS la considera come diritto universale, perché è così complicato accettarla e supportarla nelle persone con disabilità intellettiva? Chi detta le regole per il giusto utilizzo del proprio corpo e per la giusta espressione della propria identità sessuale? E' corretto pensare ad una "sessualità disabile"? E infine, come fare e quali risultati si possono ottenere facendo partecipare le persone con disabilità nella produzione del senso delle loro vite? E in questo caso, che ruolo potrebbe avere l'assistente sessuale? Queste ed altre domande sono il punto di partenza per capire come i condizionamenti culturali influenzano, all'interno di un contesto istituzionale, il modo di regolamentazione del corpo dei disabili e, in particolare, della loro sessualità.
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