La letteratura, come fenomeno tipico della sfera dell'imponderabile, dell'artistico, si configura spesso come una possibile alternativa di dialogo tra l'individuo e la sua realtà immediata, con il ruolo dell'individuo che comprende sia la figura dell'autore sia quella del lettore, attraverso un rapporto talvolta guidato dall'interpretazione, dalla contestazione, dalla riconfigurazione, o addirittura come strategia di sublimazione - spesso l'unico modo possibile di stare al mondo - per posizionarsi di fronte a una quotidianità così contraria alla forza vitale, all'organicità di ogni essere vivente, forse alla natura umana - meccanismi di evasione da esperienze opprimenti e disumanizzanti, un'arma di combattimento più che potente ed efficace. È in questa quotidianità che Agostino d'Ippona e José Saramago hanno trovato la materia prima per i loro scritti. Il presente lavoro si propone di indagare come autori così distanti tra loro siano diventati interpreti forti delle loro realtà, traduttori e voci di visioni del mondo così particolari, avvicinando i loro testi attraverso lo studio della natura dialogica che guida i loro discorsi, al fine di comprendere l'intreccio delle affermazioni, l'intersezione dei testi.
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