Questo lavoro è stato concepito con l'obiettivo di mettere in campo quanto sperimentato durante gli studi universitari e di non limitarsi a riprodurre le conoscenze di un determinato pensatore, ma di concatenarle in riflessioni che possano aggiungersi e contribuire in qualche modo alla realtà in cui ci troviamo. A tal fine, il pensatore scelto è stato il franco-algerino Jacques Derrida e la sua proposta decostruttiva applicata in modo riflessivo all'habitat educativo in cui mi trovo: il campus UNIOESTE di Toledo. La ragione della scelta di questo luogo può essere risolta con una domanda: come potrei riuscire a problematizzare, riflettere e istigare pensieri in altri luoghi (le aule, per esempio), se non posso farlo con/all'università di cui faccio parte? È importante sottolineare che questo lavoro è di natura introduttiva, dato che la bibliografia di Derrida è molto ampia e complessa, ma è un primo passo in cui sono state utilizzate due delle sue opere principali, ovvero: "L'università senza condizione" (2003) e "L'occhio dell'università" (1999), che affrontano in modo non sistematico la riflessione derridiana in relazione al ruolo delle università contemporanee. Quale sarebbe questo ruolo?
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