Poesia come affabulazione, come transfert. Poesia come anabasi, come un riaffiorare della luce che si diffonde senza ostacoli e ci acceca, «furia bionda del grano». Scrivere rappresenta tale ossimoro: esporsi nel tentativo di nascondere le proprie idiosincrasie, le proprie aspirazioni, spacciare per maschera un ovale, privo di qualsiasi aura, sfuggito alla prospettiva degli specchi. Isabella Bignozzi approda alla sua seconda raccolta, pervasa di un'empatia quasi ascetica per una parola mai esibita, mai gridata, ma che si manifesta con delicatezza, con discrezione, scandendo momenti epifanici che non disdegnano il mormorio della preghiera, una fissità metafisica che risale verso voci mitiche spesso divergenti - da Celan a Cristina Campo -. Il suo «quaderno di spine» si configura come uno strumento atto alla registrazione di un journal atipico e rigoroso, in cui è possibile coniugare termini carpiti al linguaggio quotidiano con quelli derivanti dal suo apprendistato scientifico. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
Bitte wählen Sie Ihr Anliegen aus.
Rechnungen
Retourenschein anfordern
Bestellstatus
Storno







