Le parole del moléta è il terzo dei cinque volumi di Paese perduto. La cultura dei contadini veneti. Il moléta, l'arrotino, era l'uomo della sentenza pacata, dell'insegnamento spicciolo per ogni evenienza, l'artigiano itinerante che sapeva affilare il coltello e le forbici, ma all'occorrenza sapeva anche dare la risposta ai casi della vita, dettare la ricetta per una malattia, la contromisura per il malocchio, suggerire un proverbio illuminante. Come ripeteva sempre: se me meto a scrivare mi, me viene fora 'n messale, se mi metto a scrivere io, ne viene fuori un messale. Nella prima parte del volume sono raccolti i modi di dire legati ai casi della vita, suddivisi secondo le categorie: Dolori, malatie, farse male, stare meio; Nare a butele, catarse la morosa, maridarse, sposarse, fare l'amore; Fortuna, barufe, volerse male, vardarse male, dirse su. Seguono le frasi tipiche del moléta. L'opera si chiude con il repertorio delle espressioni più comuni contenute nei primi tre volumi, con la traduzione italiana. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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