Oggi le abbazie, i monasteri veneti, per lo più benedettini, sono pochi, quasi tutti concentrati sui Colli Euganei; poi ci sono i conventi, soprattutto francescani, e resiste anche qualche comunità di consacrate. Di un passato ricco di presenze restano soprattutto le pietre. Che una volta definivano spazi, racchiudevano celle e luoghi della convivenza comunitaria e che ora, spesso, sono utilizzati per altro: caserme, uffici, scuole, musei, ospedali, ma pure istituti bancari, cinema, ristoranti, alberghi. Una quota significativa è stata distrutta, ma la svolta più drammatica è arrivata a inizio Ottocento con le soppressioni napoleoniche, quando si è deciso che l'affollamento claustrale andava ridimensionato, anche a costo di porre fine a storie millenarie. Il resto è arrivato in decenni caratterizzati da una secolarizzazione sempre più ampia e da un impoverimento di vite consacrate. Narrare queste storie, di pietre e fede, è raccontare il Veneto. Perché le pietre dei monasteri, dei conventi, delle clausure, hanno segnato per più di mille anni la vita e la cultura di queste terre: quanto alla fede, resta il mistero di un patrimonio insondabile, custodito nell'anima di ciascuno. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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