Le parole, come la materia, si compongono, scompongono e ricompongono in modo perpetuo, sono immarcescibili, sono il veicolo che unisce persone, tempi e luoghi, storie e culture, sono il magico filo di Arianna, sono il valico di ogni confine, sono l'oltre di ogni frontiera e di ogni limite, sono l'abito di cui si veste l'eternità: il corpo di chi scrive muore, ma lo spirito resta. L'essenza primitiva, riposta nell'accogliente grembo del "verbo", resta attiva e colloquiale, mentre, nel suo viaggio di ritorno all'origine, con cammino a ritroso, attraversa l'utero del materico universo per accedere ad altra dimensione della vita, quella di una invisibilità "visibile", di una presenza "percettibile" dagli spiriti svegli.
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