Rosario Livatino fu ucciso il 21 settembre 1990, poco prima di compiere 38 anni, mentre a bordo della sua utilitaria percorreva come tutti i giorni la strada che collega Canicattì ad Agrigento, sede del Tribunale dove prestava servizio come magistrato. I sicari, tutti individuati e condannati, appartenevano alla Stidda, un'organizzazione criminale paramafiosa. A seguito di un'infelice espressione, che lo riguardava indirettamente, dell'allora Presidente della Repubblica Cossiga, Livatino è noto come il 'giudice ragazzino' (da qui il titolo del saggio di Nando Dalla Chiesa e del film di Alessandro Di Robilant, con Giulio Scarpati). Nel 2021 è stato dichiarato beato; da allora la camicia da lui indossata quando fu ucciso è considerata una reliquia. Gianni Caria prestava servizio ad Agrigento come magistrato all'epoca dell'omicidio, e in questo suo atto unico immagina che Rosario sia scampato all'attentato, che si sia sposato e che abbia sempre vissuto a Roma, fino ad arrivare alla soglia della pensione. Lungo la finzione si affrontano temi come: l'eroismo, il coraggio, la credibilità e l'inadeguatezza, la santità reale e quella equivocata, il pentimento sincero e quello di interesse, la giovinezza perduta e la malinconia per la sorte dei genitori; e in primo piano l'ingiustizia di non aver potuto conoscere l'amore. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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