"La colonna di sette automobili aveva già lasciato Roma illuminando le strade ancora buie e deserte con la luce azzurrognola dei fari schermati. Vittorio Emanuele, la regina Elena, il generale aiutante di campo del re e il tenente colonnello Buzzaccarini erano a bordo di una Fiat 2800 nera, guidata dall'autista che faceva incredibilmente sfoggio del guidone reale: noblesse oblige, ma a nessuno viene in mente che la nobiltà vorrebbe ben altro contegno che una fuga nell'oscurità." È così, alle prime luci del 9 settembre 1943, ad armistizio appena proclamato, che il re abbandona la Capitale per fuggire al sud, lontano dalla vendetta tedesca. In Italia intanto si spara e si muore. Tra quell'alba e il pomeriggio del 12 settembre il Paese si disgrega e precipita nel caos di un vuoto istituzionale senza precedenti. In meno di quattro giorni, e nel raggio di pochissimi chilometri, si compiono due fughe eccellenti: quella tragicomica del re dal porto di Ortona, in Abruzzo, e quella rocambolesco-spionistica di Benito Mussolini dalla prigione dove è stato rinchiuso, sul Gran Sasso. Questa è la storia di quelle fughe, delle loro conseguenze e della vigliaccheria di chi poteva e doveva agire diversamente. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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