'Il mio mezzo espressivo è la prosa' ha dichiarato Sebald nel 1997, suffragando così l'opinione di chi vedeva in lui soprattutto un grande narratore e saggista. In realtà la poesia era stata la sua prima vocazione, e aveva poi continuato a coltivarla - un fiume sotterraneo che affiora in sporadiche pubblicazioni e si manifesta pienamente solo nel sostanzioso lascito di carte. Una produzione, quella del Sebald poeta, rimasta dunque in buona parte celata e ora finalmente tornata alla luce, dai primi versi giovanili sino alle ultime liriche del 2001. Vi si aggirano le stesse figure che abitano capolavori come Vertigini o Gli anelli di Saturno, e che, svincolate dal meccanismo della prosa, si impongono al lettore con l'evanescenza di immagini oniriche ('un canale d'acqua ferma / una barca alla proda / il cacciatore Gracco / ha già toccato terra'). Tutt'intorno, i freddi luoghi del viaggio - sale d'attesa, aeroporti, camere d'albergo -, la folla dei toponimi e le ultime tracce della natura, travolta dall''ago magnetico' della ragione, che 'la nave sospinge / fino allo schianto'. Sotto lo sguardo benevolo degli animali e delle costellazioni, l'unico in cui si intravede un barlume di salvezza, Sebald si cala negli abissi di sogno e memoria, per riportare in superficie questi versi in cui echeggia 'il suono delle stelle e / la vastità del silenzio / sopra la neve e i boschi'. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.
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