Con i "Racconti di Mirgorod", pubblicati nel 1845, affiora nell'opera gogoliana la consapevolezza dei mali che tormentano l'umanità e che, in capo a un'inevitabile deriva, ne causeranno la disfatta. Ai poderi fioriti, alle distese sconfinate della steppa ucraina fanno da tetro corteggio il dolore, la violenza, la distruzione, la cattiveria, la morte come rottura di un accordo tra i vivi. Nascono il conflitto, la furia di previcare e di condizionare la libertà altrui a proprio esclusivo vantaggio. Nasce cioè la società in cui Gogol' infelicemente vive. Per questo, i quattro racconti si propongono come naturale e drammatico trait d'union tra il lirismo stupefatto delle "Veglie" e l'amarezza del ciclo pietroburghese, in cui tutto è menzogna, inganno, sopruso, follia, morte.
Taras Bul'ba è il più celebre dei racconti di Mirgorod (1835), raccolta ispirata al mondo ucraino. In un tempo imprecisato fra i secoli XV e XVII, in un'Ucraina devastata da tartari e turchi e asservita ai polacchi, il bellicoso Taras Bul'ba combatte per la libertà della sua gente a capo di feroci orde di cosacchi. Durante l'assedio alla città di Dubno uccide Andrij, il figlio che ha tradito la causa, e vede giustiziare Ostap, l'altro figlio caduto prigioniero. Anche l'eroico protagonista viene alla fine catturato e arso vivo, e mentre le fiamme lambiscono i suoi piedi innalza il suo ultimo inno alla vita, alla gioia, alla fede. Nei racconti di Mirgorod comincia a farsi strada la consapevolezza dei mali che affliggono l'umanità, irrompono il dolore e la violenza, il conflitto e la prevaricazione. Per questo essi si propongono come naturale e drammatico trait d'union tra il lirismo sereno e stupefatto delle Veglie, la prima raccolta di ambientazione ucraina, e l'amarezza dei Racconti di Pietroburgo, dove tutto è menzogna, inganno, sopruso e follia.
Taras Bul'ba è il più celebre dei racconti di Mirgorod (1835), raccolta ispirata al mondo ucraino. In un tempo imprecisato fra i secoli XV e XVII, in un'Ucraina devastata da tartari e turchi e asservita ai polacchi, il bellicoso Taras Bul'ba combatte per la libertà della sua gente a capo di feroci orde di cosacchi. Durante l'assedio alla città di Dubno uccide Andrij, il figlio che ha tradito la causa, e vede giustiziare Ostap, l'altro figlio caduto prigioniero. Anche l'eroico protagonista viene alla fine catturato e arso vivo, e mentre le fiamme lambiscono i suoi piedi innalza il suo ultimo inno alla vita, alla gioia, alla fede. Nei racconti di Mirgorod comincia a farsi strada la consapevolezza dei mali che affliggono l'umanità, irrompono il dolore e la violenza, il conflitto e la prevaricazione. Per questo essi si propongono come naturale e drammatico trait d'union tra il lirismo sereno e stupefatto delle Veglie, la prima raccolta di ambientazione ucraina, e l'amarezza dei Racconti di Pietroburgo, dove tutto è menzogna, inganno, sopruso e follia.







