Il teatro e l'architettura trasformano lo spazio in racconti viventi, luoghi di potere e utopie. Dai teatri greci (Epidaereo) ai metaversi, queste discipline amplificano le tensioni sociali e riconfigurano la realtà. Colonnati, giochi di luce o architetture decostruttiviste diventano manifesti politici, mescolando funzione e poesia.Nell'era digitale, la realtà virtuale e l'ecologia ridefiniscono l'effimero e il durevole. Le piazze pubbliche e le interfacce digitali sono arene in cui si scontrano identità e memorie. La loro "grammatica comune" (individuo/collettivo, passato/futuro) trascende i secoli: dalla catarsi antica all'emancipazione digitale attraverso gli spazi virtuali, lo spazio si rivela un linguaggio universale.Il libro invita a ripensare lo spazio come attore di senso, esplorando come il teatro diventi (architettura in movimento) e l'architettura un (teatro congelato nel tempo) e invita a riscrivere la commedia umana, trasformando ogni muro e ogni gesto in atto di emancipazione. Questa riappropriazione passa attraverso un ripensamento dello spazio per ambienti più giusti.
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