. La traduzione nel tempo ha perso una sua autonomia, anche nella sua forma didattica, per isolarsi in un mondo anti-poetico, allontanandosi cioè da una visione autonoma del fare artistico ed estetico che fino alle soglie della modernità industriale non aveva veramente distinto tra diverse tipologie e specializzazioni della fruizione/ produzione del testo. La storia delle traduzioni dell’Aminta evidenzia tutto ciò in modo assai preciso. Vogliamo allora valutare le “versioni” dell’Aminta nell’arco di tre secoli, da Abraham Fraunce fino a Leigh Hunt, partendo da una analisi stilistica e strutturale dei testi, per poi penetrarne il linguaggio ed evidenziare in una prospettiva storica l’evoluzione del “gusto” nei confronti del genere pastorale. (dall'Introduzione dell'Autrice)
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