Salvatore Di Giacomo ricoprì per circa quarant’anni l’incarico di bibliotecario presso varie istituzioni napoletane: la Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella, la Biblioteca Universitaria e infine la Biblioteca nazionale, della cui Sezione autonoma “Lucchesi-Palli” fu direttore per diverso tempo. Impossibile immaginare l’attività di poeta, saggista e canzoniere di Di Giacomo senza il suo lavoro in biblioteca, che gli consentì non solo di ampliare e approfondire le sue letture da una posizione ‘privilegiata’, ma anche di acquisire quella sensibilità bibliografica necessaria all’elaborazione di molte sue opere erudite. La biblioteca rappresentò per lo scrittore un luogo sospeso, uno spazio di ricerca e passione intellettuale, tra rigore metodologico e intuizione artistica, che si accordò al suo pensiero libero e immaginifico, favorendo quella dimensione spirituale necessaria al pensiero creativo e alla formazione di quello che Borges avrebbe definito il bibliotecario come custode di conoscenza. Per il suo mestiere ‘impiegatizio’ Di Giacomo provò sentimenti spesso contrastanti, in bilico tra oppressione ed esaltazione, ma con la consapevolezza che, nei momenti più bui, solo la biblioteca sapeva andargli incontro conducendolo in un luogo di quiete dove riprendersi dai malanni dell’anima.
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