Dei Sepolcri è un carme di Ugo Foscolo, pubblicato nel 1807, composto in endecasillabi sciolti e nato come risposta al decreto napoleonico di Saint-Cloud, che regolava le sepolture allontanandole dai centri abitati. L'opera non segue una narrazione lineare, ma sviluppa una meditazione poetica sul significato delle tombe, della memoria e del rapporto tra i vivi e i morti, intrecciando riflessione civile, storica e morale. Foscolo parte dalla constatazione che la sepoltura non ha valore per i morti in sé, ma per i vivi, poiché conserva la memoria degli affetti e delle virtù. Le tombe diventano così strumenti di continuità spirituale, capaci di trasmettere esempi morali e di alimentare l'identità collettiva di un popolo. Attraverso il ricordo dei grandi del passato, il poeta mostra come la memoria storica sia fondamentale per la vita civile e per la resistenza contro l'oblio e la decadenza. Nel carme assumono un ruolo centrale figure ed episodi della storia italiana ed europea: da Parini a Machiavelli, fino agli eroi dell'antica Grecia. Il sepolcro si trasforma in simbolo della gloria e della tradizione, mentre la poesia stessa viene presentata come mezzo supremo per sottrarre uomini e ideali alla distruzione del tempo. In questo senso, Dei Sepolcri afferma una concezione laica dell'immortalità, fondata non sulla religione, ma sulla memoria, sull'arte e sulla storia. Ugo Foscolo (1778-1827) è una delle voci più importanti del passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo in Italia. Intellettuale inquieto e profondamente legato ai valori civili e patriottici, ha fatto della poesia uno strumento di riflessione sull'esistenza, sulla morte e sul destino umano. Dei Sepolcri rappresenta uno dei vertici della sua produzione, unendo rigore formale classico e intensa partecipazione morale.
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