L'idealismo di Johann Gottlieb Fichte non fu, come a lungo si è pensato, una sorta di introduzione propedeutica alla più nota dottrina di Hegel in questo campo, ma uno sviluppo autonomo che, superando il dualismo kantiano tra la cosa in sé e il fenomeno, pose al vertice di tutto l'io assoluto, processo dell'autocoscienza che include ogni forma di conoscenza. Secondo Fichte, infatti, la realtà non è esterna all'uomo, ma il prodotto della sua libera attività spirituale. Considerò inoltre la filosofia come strumento per cambiare la vita delle persone e il mondo stesso, e l'intellettuale come una figura cui è attribuito il compito supremo di operare per incidere sulla società. In quest'ambito fu particolarmente attivo anche attraverso i Discorsi alla nazione tedesca, pronunciati per riaffermare il primato della Germania come guida spirituale degli altri popoli.
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