Nell'agosto del 1930, mentre James Joyce si trovava a Parigi con la moglie Nora, un giovane poeta e traduttore cecoslovacco, Adolf Hoffmeister, lo incontrò più volte. Questa conversazione (tradotta in italiano per la prima volta) si svolse un pomeriggio, durante il quale Hoffmeister riuscì a convincere Joyce a lasciargli tradurre in ceco un'opera appena terminata, Anna Livia Plurabelle, che faceva parte di quella che allora si chiamava Work in Progress e poi diventò Finnegans Wake. Joyce è cauto, si rende conto dell'intraducibilità della sua opera, spiega quel che ha voluto fare, scompone alcune parole, poi mette il poeta alla prova, concedendogli una grande libertà ( "create una lingua nuova, fate un'altra poesia") e insieme spingendolo al compito impossibile di "inventare" la sua opera in un'altra lingua. Breve, intenso, e ironico, questo dialogo ci porta nel cuore della grande scrittura e della quotidianità dello scrittore, che la penna umoristica e abilissima dello stesso Hoffmeister ha ritratto più volte mostrandocelo in giacca da casa, o col suo piccolo libro in mano e la grande ombra sulla parete. Una testimonianza unica.
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