In questo volume vediamo come, dopo il grande lavoro di riordino e sistemazione del latino avvenuto per merito degli autori del I secolo a.C., si apra un periodo in cui sono contrapposti atticismo e asianesimo, concinnitas e inconcinnitas. Apprendiamo come le feste religiose scandissero l'anno e quale rapporto avessero i Romani con la religione, scoprendo inoltre il relativo lessico, da divinatio a fasti, da immolare a pontifex. È quindi la volta di massime come «fama crescit eundo», «festina lente» e «frangar, non flectar», ancora oggi molto istruttive. Nella parte antologica, leggiamo tre autori: Lucrezio, a cui si deve un poema filosofico che non ha eguali nella latinità come il De rerum natura, Marziale, campione della poesia epigrammatica, e infine Lucano, con la sua Pharsalia, che sarebbe stata ammirata da tanti scrittori dei secoli seguenti. In chiusura, i cenni di grammatica sono dedicati al genitivo.
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