In questo volume assistiamo a un'ulteriore evoluzione del latino, non più ormai lingua solo orale ma anche scritta, che non viene impiegato unicamente per scrivere leggi o in ambito sacro: nascono infatti i primi versi. Ci attendono poi una riflessione su come i Romani vivevano il tempo e il lessico impiegato per indicare i momenti del giorno o dell'anno. La saggezza dell'Urbe si concretizza in massime come «bene qui latuit bene vixiti» ("visse felice chi seppe vivere nell'oscurità"), ancora più significativa nell'era dei social, mentre scopriamo quanti, tra i lavori di oggi, siano stati "battezzati" al tempo dell'antica Roma. La parte antologica è riservata a Cicerone, maestro indiscusso dell'uso della parola. In chiusura, l'appendice grammaticale mette a fuoco i pronomi.
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