Il termine pudore rischia ancor oggi di risuonare come sinonimo di limiti, tabù, complessi di altri tempi. Non si tratta solo di libertà e trasgressione: il vestire, il parlare, il comunicare in pubblico o in internet non sono mai neutri, perché rivelatori dell'intimità e della dignità di ogni persona. Il testo intende rispondere ad alcuni interrogativi sempre attuali: il pudore esiste ancora o è scomparso del tutto? La fede ha un qualche ruolo nelle scelte del vestire e della custodia del proprio corpo o della propria intimità? La perdita di un sano pudore potrebbe essere la causa di tante violenze su donne e minori, divenuti merce da possedere, esibire, consumare? Poche realtà come il pudore, forma sublime di amore, sembrano in grado di favorire una sana autostima e un'autentica capacità relazionale, costruite sul dono di sé e sul rispetto dell'alterità. «In un tempo in cui tutto deve essere visibile, fruibile, controllabile, con la tendenza ad esibire e ostentare tutto di noi stessi, il pudore è il luogo dell'identità profonda, di ritegno, di rispetto verso noi e gli altri. Uno dei frutti dell'amore è il pudore, perché non è dominio e possesso, ma distanza e rispetto. È un distanziamento per avvici- narsi in modo profondo e integrale» (dalla Prefazione del cardinale Pietro Parolin).
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