Sentii pervadermi da una gioia contagiosa, avvolgente, primitiva, che raggiunse gli occhi e le labbra. Presi spiritualmente coscienza del mio corpo. La terra tutta fremeva, pulsava. Abitavo il bosco. Siamo abituati a considerare la pioggia come un ostacolo che rovina i nostri piani. Ma la pioggia - come la neve, il caldo, il freddo, l'umidità, il vento - è un'espressione della natura, e non contrastarla, ma arrendersi a essa, consente di vivere il momento con più intensità. In cammino, la pioggia attutisce i rumori, soprattutto i nostri: quello dell'io che vocia, che scalpita, che vorrebbe sempre una risposta efficace a tutto. La pioggia asciuga. Diluisce le croste di tutto questo troppo che ogni giorno ci ferisce. Ci permette di zittirci: parla lei. Di abbassare la voce: parla lei. Di ascoltare. Finalmente, di ascoltare. La collana «Piccola filosofia di viaggio» chiede a Emiliano Cribari, poeta e camminatore, di condurci nel bosco in un giorno piovoso. Solo così capiremo che arrenderci alla pioggia ci rende più presenti, liquidi e sensibili. La pioggia attutisce i rumori, ci invita ad abbassare la voce, ad annullare il nostro io, ad ascoltare, finalmente ad ascoltare.
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