Del cholera-morbus si comincia a parlare, in Europa, dopo il 1817, ma solo dal 1830 in poi si alimenta di dispute mediche, carteggi, pubblicazioni scientifiche e istruzioni popolari, scatenando a tutti i livelli una vera e propria psicosi. È infatti tra il 1831 e il 1837 che l'epidemia si manifesta dalla Russia all'Inghilterra, dalla Francia all'Italia e le sue caratteristiche la fanno apparire immediatamente come un nuovo «flagello» divino che richiama alla memoria il corteo delle pestilenze dei secoli precedenti. Riaffiorano antiche manifestazioni di terrore, di violenza, di esasperata religiosità, la rabbia e l'esigenza di dare un volto al nemico impalpabile, di individuarne i capri espiatori nelle cose e negli uomini. Lo si scopre attraverso l'analisi di lettere, testamenti, denunce di archivi pubblici e privati e la letteratura dell'epoca. Le fasi coleriche più critiche sembrano così attraversate da una linea culturale che annulla di volta in volta la razionalità contingente per innescare e lasciare ampi spazi a una reattività emotiva e comportamentale, propria dell'uomo di fronte ai fenomeni inspiegabili e incontrollabili.
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