Chiapas, 1 gennaio 1994: donne e uomini indigeni imbracciarono le armi per ribellarsi contro quello che consideravano l'ultimo atto della storia di sterminio e oppressione iniziata cinque secoli prima. La memoria di quegli eventi resiste anche in Europa ed è associata all'immagine di schiere umane con il volto coperto da un passamontagna e una stella rossa che sormonta una sigla di quattro lettere: EZLN, Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. A distanza di trent'anni, nella maggior parte delle regioni in cui divampò l'insurrezione armata, le mobilitazioni non sono cessate. Lo Stato del sud-est messicano ospita una galassia di movimenti sociali, al cui interno emergono forme di attivismo organizzato di assoluta originalità. Tra queste, l'organizzazione di resistenza civile Luz y Fuerza del Pueblo. I suoi attivisti si mobilitano per fornire l'accesso all'elettricità agli strati più poveri della società locale. Al contempo, fanno dell'elettricità lo strumento di una più ampia lotta per la giustizia sociale e per l'affermazione di una visione del mondo alternativa alla modernità capitalista. In un'epoca nella quale l'energia elettrica occupa un ruolo sempre più centrale, Luz y Fuerza del Pueblo costituisce un caso di studio esemplare: l'energia emerge come un terreno di battaglie ontologiche, culturali e politiche, e rivela il potenziale d'azione delle cittadinanze organizzate.
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