«L'altra sera s'hann arrubbato 'o televisore». Comincia cosi` questa storia, con una sparizione, proprio mentre Pippo Baudo riempiva lo schermo. Le stanze, di colpo, «si sono messe tutte a sudare», e all'improvviso e` scoppiato il silenzio. A raccontarlo a un commissario, nella sua lingua sgrammaticata, un misto sporco tra pugliese e campano, e` Giuda o Giudarie`, un vecchio che abita nel mezzo di un paese qualunque del meridione, Merulana. Oltre che con quel televisore, Giuda condivide la sua solitudine con Ammonio, un gatto dalla vescica ballerina, e con il fantasma del padre, che e` ancora arrabbiato con lui e non perde occasione per terrorizzarlo. È stato proprio questo padre manesco e sregolato a cambiargli il nome di battesimo, compromettendone l'esistenza e imprimendogli a sangue questa nuova e infamante identita` da delatore. Ora, a cinquant'anni di distanza, il furto del Mivar restituisce Giuda alla stessa strada della sua infanzia e ai suoi traffici eterni, agli insulti e alle compassioni, alla sua umanita` violenta, derelitta e disperata. Da qui iniziera` la sua discesa nel regno delle anime notturne e soltanto alla fine di questo lungo viaggio, cantato con amara ironia nell'epica popolare del dialetto, il protagonista potra` finalmente recuperare, a un prezzo altissimo, un po' della sua dignita` usurpata e, forse, il nome perduto.
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