Orlov, pittore fallito e incompreso, dipinge i morti su commissione. Se gli si chiedesse perché, risponderebbe: «Sono passato ai morti perché è l'unico posto in cui mi hanno accettato», oppure: «Anche Leonardo e Rembrandt hanno imparato a dipingere i morti per sapere di cosa è composta la vita; la morte devi conoscerla mentre sei ancora vivo, non quando è ormai troppo tardi». O ancora: «Io dipingo i morti perché loro non vedono il mio lavoro e non si lamentano. I collezionisti morti sono preferibili ai collezionisti vivi. I critici d'arte morti sono preferibili a quelli vivi». In una lunga notte di lavoro, dipingendo il cadavere di un misterioso uomo d'affari e dialogando con la vedova, donna affascinante ed enigmatica, Orlov ripercorre i passaggi chiave della sua vita e le questioni irrisolte che hanno segnato la sua esistenza - fino ad un'inaspettata conclusione e a un sorprendente riscatto. In questo romanzo breve, Yoram Kaniuk include tutte le sue ossessioni e passioni, elabora una profonda riflessione sulla morte e sull'essenza dell'arte e lascia ai propri lettori un vero e proprio testamento letterario, denso di significato e di saggezza. Yoram Kaniuk (Tel Aviv, 1930-2013) ha partecipato nel 1948 alla guerra d'Indipendenza, ha vissuto in seguito per dieci anni a New York e poi è tornato in Israele. Ha scritto romanzi, racconti e libri per ragazzi. I suoi libri sono tradotti in più di venti lingue. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Di lui il New York Times ha scritto: «Kaniuk è uno dei più originali e brillanti scrittori del mondo occidentale». Presso la Giuntina sono già usciti 1948 e Un arabo buono.
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