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La letteratura europea dall'Europa primigenia fino al XV secolo. L'autore, laureato in lettere ad indirizzo di critica letteraria, ha creato questo compendio di storia della letteratura che abbraccia non solo un ampio periodo temporale, che vede all'opera i più grandi letterati e pensatori dell'occidente, ma anche un'estensione geografica che comprende tutta l'Europa come la intendiamo ora, riunita politicamente in un'unica nazione. Un lavoro immane quindi, ma reso gradevole dai numerosi inserti letterari e da una descrizione degli eventi che diviene racconto. Si tratta di un'opera utilissima…mehr

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Produktbeschreibung
La letteratura europea dall'Europa primigenia fino al XV secolo. L'autore, laureato in lettere ad indirizzo di critica letteraria, ha creato questo compendio di storia della letteratura che abbraccia non solo un ampio periodo temporale, che vede all'opera i più grandi letterati e pensatori dell'occidente, ma anche un'estensione geografica che comprende tutta l'Europa come la intendiamo ora, riunita politicamente in un'unica nazione. Un lavoro immane quindi, ma reso gradevole dai numerosi inserti letterari e da una descrizione degli eventi che diviene racconto. Si tratta di un'opera utilissima a chi vuole posare uno sguardo di insieme sulla letteratura ed i suoi autori, procedendo per gradi, leggendola cioè dall'inizio alla fine, oppure saltando, a mo' di consultazione enciclopedica, da un punto all'altro, attraverso i numerosissimi rimandi che consentono una navigazione analitica di tutto il libro. Ed è anche indispensabile, per quest'ultima caratteristica, per gli studenti liceali o universitari, per uno studio approfondito o un ripasso veloce di una materia vastissima.

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Autorenporträt
Il peccato originale che sta alla base della mia esistenza fu veramente un peccato originale: originale nel senso che fu straordinario; peccato nel senso che fu goduto con l'anima e il corpo, consumato fino in fondo, ed espiato amaramente.
Mia madre si concedette a mio padre per amore. Il matrimonio venne dopo e fu una festa, ma l'amore che cantava nell'anima a mia madre e il godimento che ne aveva acceso il corpo erano ben altro. Alla festa parteciparono tutta la via e alcune strade vicine. Ci fu chi mandò fiori, benevolmente bianchi, e chi regalò le solite cose, accuratamente prive di allusioni all'antefatto. Però un'amica donò un paio di calzerotti da neonato, fatti all'uncinetto: l'affetto con cui li aveva confezionati lei stessa non bastò a salvarla e fu esclusa dalla lista degli invitati.
Ci fu un accenno di viaggio di nozze, e poi la vita, lieta ma dura. Mio padre lavorava quando c'era lavoro e mia madre aprì bottega. Soldi ne giravano pochi e quasi sempre nella direzione sbagliata: tondi com'erano, parevano più propensi a rotolar via che verso il cassetto del comò, regalato dalla nonna a custodire il tesoretto e i lini di casa.
Dal giorno del matrimonio il peccato non era più considerato tale, e mia madre notò che quella modifica formale era l'unica differenza. Lo disse a mio padre, che ne rise. E continuarono prosperosamente a peccare, senza più peccare.
Torniamo a noi. Quando il tempo si compì, fu mandata a chiamare la levatrice. La casa fu piena di donne anziane dallo scialle nero, come s'usava, e ognuna si dava d'attorno. Mio padre non capiva il trambusto. Che ci stava a fare la levatrice, pensava, a dieci lire l'ora, se poi lavoravano le altre. Si ritirò in camera e restò in attesa, dritto alla finestra, quella che dava sul miglior panorama che si potesse concepire: davanti, oltre la larghezza del vicolo, aveva il muro che regge il terrapieno della ferrovia, da cui uscivano cespi d'erba parietaria. Sopra si sentivano passare i treni di tratto in tratto. Al di là egli sapeva che c'era il letto del torrente e poi il bosco dell'abbazia. Si rappresentava il greto animato dai passatori di rena, dai cavalli e carrettieri che trasportavano la sabbia, da qualche figliola china sui panni. Alzando mentalmente lo sguardo, poteva figurarsi il boschetto, penetrandone l'ombra fino a scorgere le bacche fra l'erba. Seguendo invece la corrente giungeva al mare: lì nessuna meta era preclusa. Bastava desiderarla. Fortunata finestra, la ...