Il ristorante va a rotoli, e lui non vorrebbe certo farlo andare meglio. Non ne può più delle recensioni crudeli su Google, del mal di piedi, di essere libero solo di martedì. Comincia a essere stufo anche dell’Ave, la moglie paleontologa che sa sempre tutto e quando parla sembra un fiume in piena. A lui basterebbe riuscire a scrivere una canzone, solo una; trovare il ritornello per quella che ha già in testa, che intona nel ristorante di notte, o sull’acqua, tra le gole dei monti, sognando un pubblico che non c’è. E non è per una folla che lui vorrebbe cantare; è destinata ad Agnese, la sua canzone. Se riuscisse a farle venire le carni cappone, potrebbe smettere di vestirsi sempre di nero, potrebbe fare quel che non ha mai fatto, non lo fermerebbe più nessuno.
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