Uomini veri. Corpi veri. Desideri che non chiedono il permesso. In Stupido Stronzo, Manuel García firma una raccolta ruvida e carnale, dove l'erotismo maschile non ha paura di sporcarsi le mani. Qui l'eccitazione scatta tra sguardi duri, corpi che si sfiorano per sbaglio - o per sfida - e silenzi che gridano più di qualsiasi parola. Nessun sentimentalismo: solo pelle, potenza, bisogno. Il racconto che dà il titolo al libro si svolge nei sotterranei moralmente ambigui di una confraternita universitaria. Semanski, matricola ingenua e troppo entusiasta, scopre sulla propria pelle cosa significa "appartenere". A guidarlo, giudicarlo - forse anche desiderarlo - c'è Dayner, consigliere virile e disilluso, con il fiuto per i limiti e la tentazione di oltrepassarli. "Ti stai muovendo bene, Semanski," dice Dayner, la voce bassa, rotta da un istinto che non ha nome. Le sue mani sono grandi, capaci. Sanno quando stringere, quando fermarsi. Ma non oggi. Oggi il ragazzo ha detto di sì. E in questa stanza, un sì pesa più del mondo intero. Il sudore ha già l'odore della resa. Ogni racconto di questa raccolta è un incontro carico di tensione e testosterone, dove l'uomo desidera l'uomo - e non sempre riesce a fermarsi in tempo. Non è amore. È fame. È guerra. È maschio. Ed è già dentro di te.
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